Il Museo del Mare

Il Museo del Mare custodisce preziosi reperti rinvenuti nei fondali di Sciacca: cannoni, anfore, statue. Il più prezioso di tutti è il Melqart, ritornato a casa sua nel novembre 2025, nell’anno di Agrigento Capitale di Cultura, in occasione del nuovo allestimento curato dall’Ente Parco Valle dei Templi di Agrigento, istituzione di tutela e valorizzazione dei beni culturali con la quale il Comune di Sciacca nel 2024 ha stipulato una convenzione.

Il Museo è ospitato nel complesso monumentale Tommaso Fazello, dove è allocata anche la Galleria Fazello in cui è possibile ammirare tesori che abbracciano mezzo millennio di storia della ceramica di Sciacca.

Due sono gli ingressi: uno da via Licata da cui si accede direttamente al Museo del Mare, uno da Corso Vittorio Emanuele dal quale si accede prima alla Galleria Fazello.

Il Museo del Mare si articola in due sale principali, la prima è quella che ha al centro la statuetta bronzea del Melqart-Reshef, rinvenuta nel 1955 nel tratto di costa tra Selinunte e Capo San Marco, per decenni inamovibile nella sua custodia al museo archeologico regionale “Antonio Salinas” di Palermo. È una statua in bronzo molto antica e rappresenta ormai un elemento identitario della città. La datazione oscilla in un periodo compreso tra il XIII e il IX secolo a.C.

Tutto intorno ci sono anfore, di diverse forme e dimensioni, databili all’ultima metà del I secolo a.C., e strumentazioni che servivano per la navigazione e il commercio nel mar Mediterraneo, in altre epoche. Tutto è raccontato in grandi pannelli illustrativi che trasformano le pareti del museo in un libro aperto: “Le anfore da trasporto, testimoni silenziosi di rotte, scambi e intrecci culturali che hanno collegato villaggi costieri, mercati urbani e reti commerciali per secoli, sono recipienti pensati per affrontare i lunghi viaggi marittimi: robuste, impermeabili e facilmente impilabili, erano progettate per proteggere contenuti preziosi durante le traversate tra porti lontani. Venivano utilizzate principalmente per trasportare olio d’oliva, vino, cereali, pesce conservato e altri beni alimentari o di consumo quotidiano”. La sala delle anfore ci fa muovere e viaggiare tra materiali e rotte: dall’età greca arcaica alle linee marittime medievali e moderne. Si segue una rete che percorre il Mediterraneo e che mette in relazione città, mercati, imprese e soprattutto uomini.

La seconda grande sala del Museo del Mare è quella dei cannoni, in bronzo e ferro, con pregevoli decorazioni, e altri reperti di interesse storico-artistico rinvenuti nel sito subacqueo di Cammordino, detto anche Coda della Volpe. Ritrovamento che ha determinato un’intensa attività di ricerca portando al recupero di altri manufatti del carico di una nave da trasporto naufragata nel mare saccense, a Cammordino. Gli studi condotti sul relitto – si legge in uno dei pannelli esplicativi – hanno consentito di ricostruire il naufragio della nave Parissona Grossa, salpata da Genova nella seconda metà del Cinquecento e affondata a causa di un possibile fortunale, a pochi metri dagli scogli prospicienti l’arenile di Coda della Volpe. Le indagini sul sito – evidenzia la Soprintendenza del Mare – “per il pregio dei reperti, hanno aggregato l’interesse di molti studiosi”.

Il mare di Sicilia rappresenta un “museo diffuso” di un patrimonio culturale subacqueo che spesso, “accanto a singolarità naturalistiche, offre episodi di origine antropica legati ai viaggi dell’uomo”. I fondali della Sicilia occidentale, evidenzia la Soprintendenza del Mare, “costituiscono un luogo di grande interesse, ancora per buona parte da scoprire”. “Galeoni, cannoni e tesori sommersi, immagini simbolo dell’archeologia subacquea nella letteratura e nell’immaginario collettivo” solo di recente “sono usciti dal mondo della fantasia e hanno trovato attenzione presso i ricercatori scientifici”.

Il Museo del Mare non nasce dentro il complesso Fazello. I reperti in esposizione, e offerti alla pubblica fruizione e ammirazione, erano prima custoditi a pochi passi da Cammordino, nei locali dell’ex colonia marina di contrada Muciare, gravemente danneggiata dal nubifragio del 2016. Nel 2020, c’è stata l’intitolazione agli archeologi Vincenzo e Sebastiano Tusa, padre e figlio, entrambi grandi e compianti archeologi che hanno legato le proprie attività alla Sicilia, a Sciacca e ai suoi fondali.

Una realtà culturale che ha visto negli anni il contributo, l’interazione, la collaborazione tra diverse istituzioni, enti, associazioni: Comune di Sciacca, Soprintendenza del Mare della Regione Siciliana, Soprintendenza dei Beni Culturali e Ambientali di Agrigento, Capitaneria di Porto, la sezione di Sciacca della Lega Navale, il Gruppo Archeologico d’Italia e i sommozzatori della Guardia di Finanza di Palermo.

 

Raimondo Moncada

 

Fonti

Materiali della Soprintendenza del Mare e dell’Ente Parco Valle dei Templi.

 
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