Giuseppe Mario Bellanca

Grande protagonista della storia mondiale dell’aviazione, l’ingegnere Giuseppe Mario Bellanca nacque a Sciacca il 19 marzo 1886, al civico 112 di Via Santa Caterina. Dopo la scuola di avviamento commerciale di Piazza Rossi, andò a Milano per laurearsi prima in matematica e poi in ingegneria aeronautica al Politecnico. All’età di 25 anni, col fratello Franco, raggiunse Carlo, altro fratello da tempo stabilitosi a Brooklyn.

“Benché gli inizi non fossero stati incoraggianti, i Bellanca non si persero d’animo e con la loro costanza e la loro capacità di sognare seppero imprimere una svolta decisiva alle proprie vite: partirono per l’America dove Giuseppe Mario Bellanca sarebbe diventato il famoso ingegnere costruttore del Columbia, e Franco il direttore di un giornale di New York”. È quanto riporta lo scrittore Accursio Soldano nel libro pubblicato nel 2013 dal titolo Giuseppe Mario Bellanca e i pionieri sulle macchine volanti (Epsylon editrice). Dopo un’accurata, documentata e appassionata ricerca, Soldano ricostruisce passo passo la vita e le invenzioni di questo genio del cielo.

La prima delle tante eccezionali imprese fu quella del 1927. Il suo Columbia (motore Wright Whirlwind da 400 cavalli raffreddato ad aria),  con a bordo Clarence Chamberlin e Charles Levine a bordo, conquistò il 7 giugno il primato mondiale di distanza effettuando la trasvolata atlantica Stati Uniti d’America-Germania. Si aggiudicò il record di distanza e fu il primo con passeggero a bordo a varcare l’oceano (il passeggero, Charles Levine fu l’imprenditore col quale Giuseppe Bellanca fondò la Columbia Aircraft Corporation). Il volto sorridente dell’ingegnere saccense finì nella copertina della prestigiosa rivista Time il 4 luglio 1927.

Quell’anno fondò la sua società, la Bellanca Aircraft Corporation of America, a Staten Island, troncando ogni rapporto con l’imprenditore Levine. I nuovi velivoli di Bellanca continuarono a battere record su record e a essere sempre più richiesti volando in tutto il mondo. “Gli aerei che uscivano dalla fabbrica Bellanca – dice Accursio Soldano – erano efficienti, sicuri, veloci e affidabili. Furono acquistati dai governi, da società pubbliche e private e da uomini d’affari per arricchire le linee aeree dell’America Centromeridionale, dell’Asia, e persino dell’Europa”. Nella seconda guerra mondiale diede un contributo importante all’aviazione americana. Gli impiegati della sua fabbrica passarono dai 120 del 1928 a quasi 3.000 nel giro di poco più di dieci anni. Giuseppe Bellanca non ragionò solo da imprenditore, da uomo d’affari, facendo delle scelte contro le dittature. Nel 1939, ci dice Soldano, si rifiutò di vendere i suoi aeroplani al Giappone. L’ingegnere saccense lavorò poi a New Orleans per la Higgins Industries Inc. per poi mettere su col figlio August la Bellanca Development Company.

Il genio del cielo, figlio della città di Sciacca, morì il 26 dicembre 1960 a New York.

Documenti professionali e personali di Giuseppe Bellanca, donati dal figlio August, sono custoditi nell’Archivio del Museo Nazionale dell’Aria e dello Spazio di Washington.

Nel sito internet del Museo Bellanca, leggiamo che nel 1993 il figlio August donò pure il 1920 CF di suo padre allo Smithsonian. I tecnici della NASA hanno restaurato l’aereo che è in mostra presso il nuovo Steven F. Udvar-Hazy Center dello Smithsonian Air & Space Museum, vicino all’aeroporto internazionale Dulles di Washington. “Progettista lungimirante e innovativo”, Giuseppe Mario Bellanca è stato inscritto nel National Aviation Hall of Fame nel 1993, nel Delaware Aviation Hall of Fame nel 1999.

Una lapide al “pioniere della navigazione nei cieli” è collocata al porto della sua natia Sciacca con questa dedica conclusiva “Ch’una favilla sol del tua gloria possa lasciar alla futura gente”.

 

Raimondo Moncada

 

Fonti

Giuseppe Mario Bellanca e i pionieri sulle macchine volanti di Accursio Soldano, Epsolon Editrice, anno 2013

www.bellancamuseum.org

Ultimo aggiornamento

13 Febbraio 2023, 10:55